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Domani 24 Paesi europei saranno chiamati al voto per eleggere il Parlamento. Dei 28 Paesi chiamati al voto, due, Inghilterra e Olanda, hanno già votato giovedì scorso.Altri due, Irlanda e Cechia, hanno votato, invece, venerdì scorso.

E lunedì sapremo come sono andate le votazioni.

Con i rituali di sempre. Difficilmente, il più delle volte, dalle dichiarazioni dei leader politici si riesce a capire chi ha vinto e chi ha perso. Non perchè i numeri non saranno chiari. Ma perché, soprattutto, a chi è andata male, non mancheranno gli elementi per rapportarsi, con alchimie politiche, a precedenti elezioni: comunali, regionali, nazionali, europei…!

Ma, in questa tornata di elezioni europee, le alchimie serviranno a ben poco.

A nessuno sfugge il malcontento che precede questo, comunque, importantissimo appuntamento elettorale.

Preparato, con dovizie di notizie, vere o false, che hanno contraddistinto i due fronti.

Da una parte i partiti tradizionali, con il loro carico di colpe e sbagli, che chiedono ancora fiducia promettendo di aver capito gli errori e di porre rimedio, una volta ottenuta la fiducia necessaria per governare, agli errori del passato.

Sull'altro fronte troviamo un gruppo di Paesi cosiddetti "sovranisti", e l'Italia tra questi, stando ai sondaggi, agguerriti e forti delle denunce sbandierate, in questi ultimi anni, nei confronti della "casta", tanto per intenderci, che ha sorretto le sorti di questa Europa che, nel bene come nel male, dalla fine del secondo conflitto mondiale, inizio anni cinquanta, ha permesso la ricostruzione dei Paesi europei, un livello di benessere, mai raggiunto prima, sapendo evitare un'altra guerra, che avrebbe avuto esiti sicuramente maggiormente devastanti, da quelle che si sono avute dal 1914 al 1945. 

Quindi da una parte la tradizione con promessa di correzioni.

Dall'altra una "rivoluzione" che dovrebbe mettere fine alle invasioni dei cittadini extra comunitari, dell'impoverimento delle classi medie, delle ruberìe della classe politica, della serenità nazionale, a fronte di tutte le "angherìe" subite in questi ultimi anni…!

Una storia, a dire il vero, che ha contraddistinto un po' tutte le storie nazionali dell'Europa e di altri Paesi.

Una interessantissima pagina della "Storia d'Italia" di Benedetto Croce, descrive, egregiamente, la grande delusione che veniva, quotidianamente, manifestata dagli italiani, a partire dal 1861, quando si era compiuta l'Unità d'Italia.

Ci si era illusi "… che i mali di cui si aveva conoscenza… sarebbero cessati di per sé con l'instaurazione del nuovo ordine. Ed ecco che quei mali non cessavano e, guardati da vicino, si svelavano in maggior numero e più gravi che non si fosse pensato, e la vita della libertà, anziché purificare il paese, ne veniva essa stessa inquinata e compromessa…".

E' un male antico.

In più di un'occasione abbiamo riflettuto sui mali del nostro paese, sulle cause, sulle conseguenze, sulle ricette, mai andate in porto, affinchè gli ideali, il senso dello Stato, il rigore morale, il godimento di diritti, la coscienza dei doveri, la tolleranza, l'accoglienza, la fraternità, la condivisione facessero parte della nostra quotidianità. Ed erano queste le categorie, il modo di sentire, le speranze dei Padri fondatori dell'Europa. 

 Ora ci viene promessa, per l'ennesima volta la soluzione di tutti i nostri problemi: sociali, economici, finanziari. Non tanto con un progetto nuovo, ma con una "promessa"!

Siamo dell'avviso che, al punto dove ci troviamo, manca solo un giorno alla votazione, oramai i giochi siano fatti. E che a nulla possono servire i richiami, la argomentazioni, i riferimenti per una riflessione che possa far comprendere come un ritorno al passato, tanto sventolato dai Paesi sovranisti, possa rappresentare la scelta migliore. Per il nostro futuro e per quello dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Paese sovranisti che parlano già di "democrazia illiberale". Come dire "La democrazia senza democrazia" per citare un altro interessante libro di Massimo Salvadori del 2009.

Ma oggi, sappiamo benissimo, che nessuno più parla di futuro.

Luciano Canfora, qualche anno fa, ha pubblicato un interessantissimo libro: "Il presente come storia". Con un sottotitolo, non meno accattivante: "Perché il passato ci chiarisce le idee".

Il libro è un alternarsi tra il passato e il presente coinvolgendo le figure di spicco ella filosofia, della politica, dell'etica di antiche società con le figure prominenti della storia dell'Ottocento e del Novecento.

Un libro che potrebbe aiutarci moltissimo a capire i meccanismi politici che, di volta in volta, si sono proposti come soluzione dei problemi. Dalle numerose rivoluzioni, quelle vere e quelle finte, ai vari sistemi politici che la storia ci ha proposto fin dai millenni passati.

Ma, purtroppo, il tempo sembra essere scaduto per riflessioni che necessiterebbero di più attenzione di quanto non sia accaduto fino ad oggi.

C'è solo da augurarsi, ed io me lo auguro, che, nonostante tutto, i cittadini possono scegliere politici idonei a rappresentare il prossimo parlamento europeo e che questi possa scegliere uomini capaci per la futura commissione che dovrà gestire i mille problemi sul tappeto.