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 Negli ultimi vent'anni le coppie sposate o di fatto che si separano o divorziano sono aumentate in maniera esponenziale. La conflittualità tra i soggetti coinvolti ha purtroppo mostrato toni sempre più accesi e ciò ha messo a dura prova l'equilibrio psicofisico dei componenti il nucleo familiare e di tutti coloro che vi ruotano attorno. Ecco perché la mediazione familiare, già presente ed applicata da anni in molti paesi con costanza e convinzione, viene utilizzata sempre più spesso anche in Italia registrando una crescita lenta ma costante.

Ma che cosa è la mediazione familiare? Una delle sue più famose definizioni è la seguente:

La mediazione familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione e/o al divorzio. In un contesto strutturato, il mediatore familiare, professionista con un formazione specifica, nella garanzia del segreto professionale, aiuta le parti ad elaborare un programma soddisfacente per sé e per i figli, in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale.

Occorre cioè intervenire per progettare la propria vita dopo il crollo delle relazioni familiari.

Il mediatore familiare è un terzo neutrale, imparziale che aiuta le parti a identificare tutti i problemi da affrontare sostenendole e spingendole a ridefinire un nuovo equilibrio lavorando, insieme, per porre le basi per il futuro cominciando dall'ascolto dei bisogni primari di ciascuno e mettendo sempre al centro l'interesse dei figli. Il mediatore, aiutando gli ex-coniugi o l'ex coppia a spostare l'attenzione dal passato al futuro, li aiuta a capire cosa vogliono e come ottenerlo. Senza voler risolvere né reprimere i conflitti, facilita la riapertura della comunicazione e della relazione, permettendo loro di individuare le soluzioni più idonee a gestire e superare le difficoltà tipiche di separazioni e divorzi e assumere un ruolo genitoriale consapevole e responsabile.

I risultati cui si è assistito negli ultimi anni allorquando le coppie si sono rivolte ad un mediatore familiare sono stati positivi. Su 10 casi7/8 sono accordi conclusi e ciò ha comportato tutta una serie di vantaggi.


 Difatti, la mediazione familiare comporta minori costi, poiché la stessa si conclude normalmente con lo svolgimento di una serie di incontri che variano da un minimo di 6 ad un massimo di 12 ed è più veloce rispetto al percorso giudiziario perché tutti gli incontri si svolgono faccia a faccia in privato in un clima di confidenzialità. La mediazione tende a rispettare i diritti di tutte le parti coinvolte, attori principali e non utenti passivi. Ciò è fondamentale per elaborare un progetto d'intesa, non imposto, ma negoziato, scelto da chi poi ne usufruisce e tutto questo aumenta le possibilità che l'accordo elaborato duri nel tempo. Il percorso di mediazione familiare si basa su un lavoro con le parti , non semplici spettatori delle decisioni assunte da altri ,ma, artefici delle proprie vite. Il  mediatore professionista con una preparazione specifica,aiuta le parti coinvolte ad esprimere le loro reali esigenze, ascoltando, decodificando i bisogni ed aiutando a definire accordi durevoli nel tempo perché frutto della reale volontà e scelta delle parti.

Occorre cioè riorganizzare la quotidianità della vita perché si può non essere più coniugi, ma, si resterà genitori per sempre. Ecco perché risulta fondamentale l'ascolto. Ascoltare nella prospettiva della mediazione, non significa cercare a tutti i costi una soluzione, né tentare di guarire l'altro dalla sua emozione e cercare di consolarlo o trovare a tutti i costi una soluzione. Significa ricevere le sue emozioni, aiutarlo ad affrontarle senza censure né giudizi. Un lavoro sulla potenzialità dell'individuo di gestire il conflitto affinché l'uomo non ne diventi vittima.

D'altra parte il conflitto è insito in natura, esiste, il mediatore aiutaa renderlo produttivo piuttosto che distruttivo e lo fa concentrandosi sui compiti da svolgere, occupandosi del futuro delle parti e non più del passato. Quello che il mediatore non farà mai è quindi dire alle parti cosa devono fare.

Egli agevola il lavoro dell'ex coppia ma non si sostituisce a loro, non prepara accordi ma fa in modo che siano il frutto delle loro decisioni condivise e per tale motivo maggiormente accettate e rispettate da ognuno nel tempo.

Ma vediamo come si svolge la mediazione familiare suddividendola per semplificare in tre fasi:

  • 1)Fase iniziale o di premediazione: durante questa fase il mediatore informa le parti sul percorso di mediazione familiare, in cosa consiste, quali sono le regole da rispettare, avviene la raccolta dei dati , la condivisione delle informazioni, la definizione dei problemie il mediatore si rende conto della possibilità o meno di svolgere la mediazione familiare che, ovviamente, nonpuò avvenire in presenza di determinate circostanze (ad esempio se sono presenti patologie o nei casi di violenza fisica).
  • 2)Fase di mediazione: durante la mediazione vera e propria si lavora con una serie di strumenti conosciuti dal mediatore ed utilizzando tecniche e strategie volte a far sì che, una volta ammesso il problema, le parti insieme al mediatore elaborino una serie di opzioniatte a risolvere il conflitto per passare dagli interessi personali a interessi congiunti. In questa fase si sperimenta quanto proposto e le parti dovranno assolvere i compiti proposti dal mediatore per realizzare il migliore interesse.
  • 3) Fase conclusiva:raggiunti gli accordi il mediatore elabora una bozza di accordo che sarà oggetto di verifica da parte degli avvocati, i quali accertata la regolarità di quanto elaborato, sottoporranno l'accordo al Giudice per la relativa omologa.

 Con il D.L. 162/2014 il legislatore ha espressamente previsto la necessità che l'avvocato tenti la conciliazione avvisando le parti della possibilità di esperire la mediazione familiare. L'art. 6 stabilendo che "nell'accordo si dà atto che gli avvocati hanno informato i propri clienti della possibilità di esperire la Mediazione Familiare, stante l'importanza per il minore di trascorrere tempi adeguati con ciascuno dei genitori", distingue tra l'attività conciliativa dell'Avvocato e quella del Mediatore Familiare, complementare e funzionale al raggiungimento di un accordo.

D'altra parte il processo così come strutturato è inadeguato a fornire le risposte che alle volte cercano le parti coinvolte e il Giudice ad esempio non conoscerà la coppia, i figli, i loro reali bisogni, pertanto, la sentenza emessa non designerà un vincitore ed un vinto, ma il più delle volte – proprio perché alla stessa sottenderà un processo lungo, defatigante e pieno di animosità – ingenererà un senso di sconfitta in entrambi i genitori.

E' evidente che tale percorso è quindi alternativo ma complementare a quello di avvocati e di aiuto per i giudici, tanto che oggi sempre più spesso la mediazione   auspicata dagli operatori del diritto che mirano a abbattere il contenzioso e abbassare i toni di un conflitto dannoso per tutti soprattutto per i bambini, il più delle volte vittime e spettatori invisibili.