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Sono andato al Consiglio Nazionale Forense, in via del Governo Vecchio, per controllare l'esito di un ricorso in materia disciplinare. Ovviamente ho sbagliato ufficio, perchè sarei dovuto andare all'Ufficio Ricorsi presso il Ministero della Giustizia. Tuttavia, la passeggiata, chiamiamola così, mi è stata utile per un paio di riflessioni. Sono arrivato su via del Governo Vecchio da una strada laterale, e mi sono imbattuto in un negozio di rilegatoria. Questo negozio, trenta anni fa, lavorava a ritmo serrato, perchè gli avvocati si facevano rilegare le annualità delle varie riviste giuridiche. Rilegature costose con fregi dorati o meno impegnative, con dorso e copertina bianchi e scritte in nero, ma comunque il lavoro era tanto. Sono entrato per farmi due chiacchere, e mi hanno detto che di lavoro, ovviamente, non ce ne era più. Questo perchè la consultazione della giurisiprudenza ormai si fa su Internet. Riflessione nr. 1: gli studi legali hanno cambiato aspetto, e chi vi mostra librerie cariche di libri vi mostra un fantasma, una decorazione. D'altra parte, già alcuni anziani di quando ero giovane io mi dicevano che molti avvocati compravano i libri rilegati a metro, tot metri per decorare una parete.

Poco più avanti, la porta della vecchia Pretura, vecchia, polverosa, chiusa con un catenaccio: accanto alla porta c'è ancora la targa in marmo e scritta rossa "Pretura di Roma".

Riflessione nr. 2: la geografia giudiziaria cambia, e noi ci abituiamo a tutto. Eppure a me, in quel momento mi è sembrato ancora di vedere giovani e vecchi avvocati con la toga sottobraccio affannarsi di corsa per entrare in quegli uffici.

Improvvisamente, poi, ma nemmeno tanto improvvisamente, mi sono reso conto che il numero dei giovani che frequentano i Tribunali (nonostante le grida di allarne e le lamentazioni sempre più imponenti) è sempre alto: dai 35 in giù, sono tanti quelli che si lanciano in una impresa che sembra disperata. Ho chiesto a qualcuno:"Perchè lo fai?", e mi hanno risposto "Passione. E non cominciare a dire che è inutile, perchè questo è quello che sentiamo dirci tutti i giorni".

Riflessione nr. 3: I giovani, in qualità di giovani, sono incoscienti, forse pazzi, ma pure questa professione qualcuno la deve fare. E loro, i giovani, la vogliono fare.

 La domanda di giustizia è alta. Possono essere sbagliati i luoghi, i modi, i tempi, ma le persone hanno bisogno di affrontare i loro conflitti, che sono parte della vita: una vita senza conflittualità non esiste.

Il coraggio non è mancanza di paura, il coraggio è la capacità di affrontare le difficoltà.

Le nuove generazioni tra poco saranno nell'età di mezzo, e avranno le chiavi dell'avvocatura tra le mani. Faranno scelte, individuali e collettive, e noi ultra sessantenni ne saremo tagliati fuori. Potremo avere solo un ruolo, quello di "vecchio saggio", di "dominus", se ce lo saremo meritati. Se no, volenti o nolenti, saremo messi da parte, con una ciotola ed un cucchiaio di legno per mangiare quel poco che avanza. Questa è la fine di una favola russa, ma sarà anche la nostra fine se non stringeremo un nuovo patto con le generazioni che avanzano, perchè il tempo è la loro forza.