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Nel cuore della Striscia di Gaza, la chiesa cattolica della Sacra Famiglia è ststa bersaglio di un attacco israeliano. Un abominio documentato da testimonianze oculari, tra cui quella drammatica e lucidissima di don Gabriel Romanelli, rimasto come altri ferito. 

Bisogna esser chiari. Non si può colpire una chiesa e chiamarlo un errore. Si tratta più propriamente dell'ultima e più recente puntata, e nemmeno la più grave, di quello che la Corte penale internazionale ha qualificato come un genocidio, emettendo un mandato di arresto nei confronti del leader israeliano. 

È il contesto che il Governo italiano si è trovato di fronte discutendo del rinnovo del Memorandum d'intesa in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa con lo Stato di Israele, espressione di una partnership strategica, anche nel settore della sicurezza. Il paradosso giuridico è evidente. Innanzitutto, gli Stati hanno l'obbligo non solo di punire, ma anche di non essere complici in atti di genocidio, di è complici nella misura in cui si decide di sostenere un regime che pone in essere atti genocidari. Inoltre, firmare intese e protocolli di collaborazione con Israele, proprio in questo momento, rischia di porsi in contrasto con l'obbligo di non agevolare in alcun modo la prosecuzione del crimine, potendolo anzi incentivare attraverso la liberalizzazione della cessione a quello Stato, da parte delle industrie italiane, di armamenti.

Il Memorandum è stato approvato dalla maggioranza parlamentare, cone se nulla fosse stato. Ma Don Romanelli, dalla piccola chiesa di Gaza, ha ricordato alla comunità internazionale che la persecuzione delle minoranze cristiane è qui, è ora. L'attacco a una  chiesa piena di civili rappresenta un crimine di guerra, e la circostanza che ciò avvenga in un contesto genocidario e che a ciò faccia seguito la reitera da parte dell'Italia di una intesa di cooperazione militare con lo Stato responsabile, rende il quadro giuridicamente incoerente, politicamente irresponsabile, moralmente esecrabile.

L'Italia non può più restare indifferente, altrimenti si passerebbe ad una dichiarata complicità. Ogni atto sbagliato rischia di collocare il nostro Paese al margine del diritto internazionale. La diplomazia non può continuare a firmare mentre i missili colpiscono e uccidono. E la politica non può invocare il diritto internazionale quando conviene, per poi eluderlo quando diventa scomodo. Gaza, la voce di don Romanelli e la parrocchia della Sacra Famiglia chiedono una sospensione immediata di ogni accordo e un'azione coerente con la nostra Costituzione, il diritto internazionale e la coscienza giuridica del nostro tempo.