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 Lo scorso 2 giugno abbiamo, e a giusta ragione, festeggiato il Settantacinquesimo compleanno della Repubblica. E lo stesso giorno il Paese ha festeggiato il Settantacinquesimo compleanno della prima volta che le Donne Italiane furono chiamate al voto.

Due avvenimenti che vanno di pari passo. Due date che stanno a cuore agli italiani rispettosi delle regole e senza nostalgie di passati remoti o prossimi.

Siamo coscienti che questo Anniversario non arriva in un momento sereno per la nostra Comunità

La pandemìa ha messo in discussione moltissime certezze e, a tutt'oggi, siamo in una situazione, come dire "sospesa", proprio come quel periodo che va dal 2 giugno 1946 al 10 dello stesso mese.

Avevano partecipato al voto 23.436.000 elettori decretando la vittoria della Repubblica con 12.717.000 mentre 10.719.000 elettori avevano scelto la Monarchìa, una differenza di 2.000.000 di voti che finì per creare più di un sospetto su eventuali brogli elettorali.

Il giornalista Franco Cangini, in un agevolissimo libretto, "Storia della Prima Repubblica", nel 1994, ci informa che: "La notte del 12 giugno del 1946, l'Italia è in bilico tra repubblica, monarchìa e colpo di Stato. Molti dirigenti politici preferiscono dormire fuori casa. Re Umberto II è ospite di un ingegnere suo amico, Togliatti dell'ambasciatore sovietico. Dieci giorni sono trascorsi dal referendum istituzionale, e la situazione è a un punto critico. Il risultato degli scrutini è noto fin dal giorno 5. Si sa che la repubblica ha vinto con due milioni di scarto. […] Ma non è altrettanto certo che la monarchìa abbia perso".

 Il testo referendario non era il massimo della chiarezza per cui si prestava a diverse letture e non tutte concorde.

Comunque alla fine Re Umberto II prese atto della confitta e si diresse verso il Portogallo con la famiglia.

Ma il 2 giugno 1946 si votava anche per l'elezioni dell'Assemblea Costituente che, determinando i suffragi dei diversi partiti, avrebbe permesso la loro presenza numerica nella futura Assemblea Costituente che, a sua volta, avrebbe scritto il testo Costituzionale. La Carta su cui si fonda l'identità di ogni nazione. E anche della nostra, nonostante gruppi di negazionisti continuano a contestare le scelte di quei giorni. E di quegli anni.

Oggi si parla tanto di "ripartenza del Paese", dopo i disastri della pandemìa, tre governi dal 2018 al 2020, di cui questo ancora in carica, con il roboante nome di"governo di unità nazionale" a guida di Mario Draghi, una delle personalità italiane che gode maggior prestigio a livello internazionale. Nolente o dolente.

Questo governo dovrebbe, entro cinque anni, portare a compimento una serie di riforme per poter usufruire di una massa di finanziamenti dall'Europa , parte da restituire, parte senza restituzione, e mettere il Paese in grado di poter avere quella fiducia e quei riconoscimenti internazionali, che ci permetterebbero di allinearci a quei paesi virtuosi, a livello economico e legislativo, per rassicurare quei partner che non hanno sempre dimostrato grande fiducia nei nostri confronti.

I problemi sono tanti e vanno affrontati con competenza e lealtà, da parte dei partiti che invece sono sempre alla ricerca di consensi elettorali per aumentare la fetta, grande o piccola che sia, di potere.

 L'Assemblea era costituita da 556 deputati, di cui 21 Donne e si riunì, la prima volta, il 25 giugno 1946. I lavori terminarono, dopo 314 sedute, il 27 dicembre 1947. La Costituzione entrerà in vigore l'1 gennaio 1948.

Meuccio Ruini, presidente della Commissione per la Costituzione, nella relazione al progetto, mette in evidenza i problemi posti dalla grandissima complessità del lavoro: "… che non è dato risolverli con qualche formula breve. Deve bensì rimanere fermissimo il principio della sovranità popolare". E più avanti: "La sovranità del popolo si esplica mediante il voto, nell'elezione del Parlamento e nel referendum".

A proposito di sovranità pensiamo sia arrivato il momento che sia restituita al Popolo Italiano, con un'adeguata legge elettorale che gli permetta di scegliere liberamente, senza mediazione alcuna, chi deve rappresentarlo in Parlamento.

Ci sono immensi problemi da risolvere che vanno dalla condizione della Donna nella nostra società, verso la quale siamo in debito almeno da quattro milioni di anni; verso i Giovani alla ricerca di una speranza per il loro futuro, ai quali stiamo lasciando un mondo sempre più invivibile; verso gli Anziani e i disabili per il riconoscimento dei loro sacrosanti diritti …!

Ma nonostante tutto, rimaniamo fedele, e speranzosi, all'ammonimento di Piero Calamandrei, apparso sulla rivista da lui stesso Fondata, "Il Ponte" nel 1947: "Così oggi,nonostante questo maligno riflusso del passato, la repubblica resta: strumento democratico di libertà e di rinnovamento sociale, del quale solo in avvenire, quando sarà passato in Italia e nel mondo il periodo dell'esasperata e scontrosa stanchezza, si potrà misurare il significato sociale e il valore costruttivo. Diremo dunque, quando vediamo risalire le solite facce alle vecchie poltrone, e si ha l'impressione che il mondo di vent'anni fa sia tornato al suo posto, che tanto dolore è stato invano, che tanti sacrificie tanti eroismi sono stati invano? Diremo che la Resistenzaè stata un fallimento e un'illusione? Dirlo sarebbe, più che una bestemmia, un errore storico …".