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Lo scorso 20 settembre, nella splendida cornice del Chiostro settecentesco del Museo Civico di Niscemi, è stato presentato il libro di Nuccia Vona, "Historias de Tango". Una storia infelice che richiama la vita dei nostri connazionali che, tra la fine del 1800 e il primo Ventennio del 1900, sono stati oltre due milioni costretti dalla miseria, dalla fame ad abbandonare i propri Comuni, le proprie case, le proprie famiglie per l'Argentina. Nel Museo Civico di Niscemi c'è uno spazio dedicato all'emigrazione italiana in Argentina con delle foto cartonate, regalate al Museo, tramite la richiesta del compianto Salvatore "Totò" Ravalli, dal Museo dell'Emigrazione di Buenos Aires. Ma quella era un'epoca in cui l'Argentina faceva "ponti d'oro", con "promesse strabilianti", affinchè persone bisognose si trasferissero alla ricerca di "facili guadagni" e di "facili fortune". E milioni di persone, non solo dall'Italia, ma dall'intera Europa e, soprattutto, dall'America centro-meridionale, raggiunsero lo sterminato Paese della "Pampas", regione "… privilegiata, in un primo tempo, da un consistente numero di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi e uruguagi". Ma dopo trasferiti nelle città dove trovarono altri emigranti e schiavi di colore, che lavorano nelle Pampas, nel frattempo "liberati".Ed è proprio nella capitale Buenos Aires, dove nei primi anni del Novecento nasce il "Tango". Una musica "triste e malinconica", che nasce dalla convivenza dei nuovi arrivati e delle etnie locali, ognuno portatore della propria miseria economica, di un vissuto doloroso e di una propria cultura popolare. Un incontro tra cultura europea e quella locale, soprattutto di quelle etnie di origini africane. Così nasce il Tango.  

E grazie al Tango", lo scorso 20 settembre, ha avuto luogo la presentazione del libro di Nuccia Vona, che ha regalato una bellissima serata ad un pubblico numeroso, ma rispettosissimo delle regole anti Covid - 19, con un programma, altrettanto interessante, tra momenti intermittenti di lettura dei brani del libro, e con Maria Cristina Disca, dei filmati, con un'intervista all'autrice da parte di Viviana Stefanini e Nino Sutera, puntuali balli di Tango dei bravissimi giovani ballerini Elena e Damiano. Dopo i saluti istituzionali, del sindaco avv. Massimiliano Valentino Conti, del vice sindaco avv. Piero Stimolo e del direttore del Museo dott. Franco Mongelli, cominciano a scorrere le immagini della pubblicità dell'epoca per invogliare i giovani europei a trasferirsi in Argentina. Alla fine della serata Nino Sutera consegnerà a Nuccia Vona il prestigioso riconoscimento, della Libera Università Rurale Saperi&Sapori Onlus, individuata come "Custode dell'Identità Territoriale" per aver saputo esprimere in Historias de Tango l'intimità di un popolo. Ma cos'è questo "Historias de Tango"? Ce lo spiega benissimo il quarto di copertina del libro: "Historias de Tango racconta di tempi ben precisi e si presenta come un itinerario introspettivo di un cammino emozionale, descrivendo, nel profondo della loro intimità, i sentimenti di speranza, di passione, di delicato eros e di acuta angoscia dei protagonisti che, in modi ed in contesti diversi, hanno vissuto il tempo del tango". Il libro è costruito con sapienza da Nuccia Vona, insegnante di Caltagirone, la città della Ceramica e di due fratelli, Luigi e Mario Sturzo, prete il primo e vescovo di Piazza Armerina il secondo che, durante il fascismo, il primo fu costretto all'esilio e il secondo l'esilio l'ha vissuto, dal 1922 al 12 novembre1941, data della sua morte, nel chiuso della sua Diocesi. Due grandi personalità che della cultura democratica e liberale fecero scelta di vita. E non è un caso che questo libro, parlando di Tango, mette in evidenza, non solo la malinconia, le sofferenze, la mancanza di libertà, "ingredienti" che contraddistinguono tutto il Novecento, ma ripercorre la storia e il susseguirsi di dittature di questo grande Paese sud americano. E fa una scelta precisa, in un momento particolare, in cui il nostro Paese sembra aver smarrito il senso della solidarietà e dell'accoglienza, nella dedica: "A tutti coloro che, in ogni tempo, in ogni contesto ed in ogni luogo, hanno perso la loro vita per averne sognato una migliore". E ogni riferimento non è affatto casuale.  

I 23 capitoli brevi del libro, ma ricchi di immagini descritte in una forma, piana e piacevole, con un uso del linguaggio chiaro e scorrevole, a testimoniare che nulla è lasciato al caso, ma il tutto è frutto di un progetto linguistico e descrittivo che invita il lettore a leggere tutto d'un fiato, pregustando le pagine successive. Ogni capitolo inizia con il testo poetico, in lingua italiana e in spagnolo, di un tango, con l'indicazione degli autori della musica e delle parole. E c'è anche l'invito, mentre si legge il libro, di un sottofondo musicale del tango descritto. Oggi si trova tutto in Glooge ed è una vera goduria. "La notte di Capodanno del 1977, il Dott. Gilberto Cisilino, medico stimato e particolarmente impegnato nel sociale, si imbarca in prima classe con la sua famiglia sulla nave che, da Buenos Aires, lo porterà a Genova. Rientrerà in Italia nel suo paese di origine: Pantianicco, piccola frazione di Mereto di Tomba in Friuli". Paese da cui erano partiti i suoi genitori, nel 1929, per emigrare in Argentina. Il dott. Cisilino trovava bene in Argentina, ma gli eventi della fine d'anno del 1976, avevano fatto presagire un ennesimo colpo di stato da parte dei militari e la conseguente mortificazione della democrazia liberale. Temendo il peggio per la sua famiglia di indole democratica, si appresta, quasi di nascosto, a lasciare il paese. "Sul molo a salutarli solo Luis, il fidanzato di Nora, sua figlia". L'amore di questi due giovani ci accompagnerà per tutta la lettura del libro e attraverso le loro lettere disperate per la lontananza. Nuccia Vona ci racconta, non solo i tempi disperati delle persone che "non avevano voce" di inizio Novecento in Argentina, ma il dramma di intere generazioni che hanno dovuto subire l'umiliazione più grande: la negazione della libertà e le torture più inaudite, che la scrittrice narra con una passione, un pathos, un carico di sentimenti umani che non possono essere descritti compiutamente, all'interno di una recensione. Ma vanno vissuti, riga per riga, pagina per pagina, capitolo per capitolo. Il tango nel 1990 è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità come "Bene Culturale Immateriale". Riconoscimento sicuramente dovuto. Anche se tardivo.

Sembra che Papa Pio X chiamò una coppia di ballerini di tango per avere un'idea precisa del nuovo ballo e per valutarne gli aspetti scandalosi.
Dopo l'esibizione del maestro Enrico Pichetti il sommo Pontefice avrebbe detto: «Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a 'ea furlana; ma nò vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!»
(A me sembra che sia più bello il ballo alla friulana; ma non vedo che gran peccato vi sia in questo nuovo ballo!)

Però nel Gennaio 1914 il Cardinale Vicario di Roma prendeva ufficialmente posizione contro il Tango. Tanto per cambiare.