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 A Niscemi viveva, fino ad alcuni decenni fa, la famiglia Musco, che possedeva una falegnameria, in via Le Moli, dove ora c'è lo studio del compianto Totò Ravalli. La famiglia Musco, Raffele, l'estroso Giovanni, la signorina Dora e Giacomo con l'amore per la scrittura, produceva mobili famigliari, a quell'epoca solo ed esclusivamente su ordinazione, e bare per i concittadini defunti. In più avevano un negozio di utensileria. Attività che svolgeva anche Salvatore Di Pasquale, padre del poeta Mario Gori che, fin da bambino frequentava casa Musco, tanto da essersi accattivato tutte le attenzioni della signorina Dora Musco e del fratello Giacomo. Mario era diventato uno di famiglia e già da piccolo respirava quell'aria culturale che, dopo, l'aiutò a realizzare il suo sogno di poeta. E che poeta.

Vincenzo Musco in arte, Giacomo Etna, nacque a Niscemi il 2 novembre 1895, morì a Roma il 27 aprile 1963.

Scrittore, giornalista, saggista, romanziere, poeta, critico d'arte…!

Dopo le scuole elementari, conseguì la licenza liceale come candidato esterno, quindi nel 1917 si trasferisce a Catania per frequentare la facoltà di giurisprudenza.

Ma, come tanti altri niscemesi illustri, preferisce abbandonare le aule universitarie per frequentare assiduamente gli ambienti intellettuali di quella città, stabilendo vincoli amicali con le personalità più in vista del mondo intellettuale catanese. Stessa sorte che, 25 anni dopo, toccherà a Mario Gori che, iscritto alla facoltà di medicina, abbandonerà le aule universitarie per seguire la musa della poesia.

 Nel 1921 aderì al movimento futurista collaborando al giornale Roma futurista e quindi prese parte con grande entusiasmo al nascente partito fascista.

Fu uno dei protagonisti del movimento Novecento fondato da Massimo Bontempelli.

Fu redattore al Corriere di Sicilia, redattore capo al Giornale dell'Isola, direttore del Giornale di Sicilia e dell'Arena di Verona.

Divenuto pubblicista, noto e competente, viene incaricato dal Popolo d'Italia e dal Giornale di Genova a compiere alcuni viaggi come inviato speciale in Grecia, Turchia, Asia Minore, Siria, Palestina, Egitto, Tripolitania, Francia, Malta ed India.

I suoi reportage costituiscono una ricca fonte di notizie storiche, economiche, politiche e sociologiche di tipi umani, costumi locali e nuove realtà sociali. Saranno gli argomenti dei suoi numerosi saggi e romanzi.

Per la sua intensa attività giornalistica gli furono conferiti prestigiosi premi letterari: il Castelvecchio, il Marzotto e il Martinez.

Alcuni stralci da pareri critici:

" (…)… ebbe una grande e umana modesta semplicità; un modo affabile, umile, gentile, nobilissimo di ritirarsi, di cedere il passo, di non volere mai dire il famoso manzoniano fate luogo. Questa natura ritrosa e dignitosa gli impedì di attirare al suo lavoro creativo, sulle prose di viaggio pregevolissime l'attenzione di quei clan letterari che oggi danno il via alla fortuna dei libri. Ma il tempo va innanzi… e i romanzi e i lavori attorno alle ricostruzioni storiche e mitiche della Grecia, dei paesaggi omerici, della Sicilia e gli studi sulla pittura contemporanea, richiameranno di nuovo l'attenzione dei lettori non svagati e confermeranno definitivamente il valore e la figura di Giacomo Etna tra i più validi della Sicilia del novecento …" (1)

 Un altro parere critico: "(…) La vocazione narrativa non si é spenta, vorrebbe ora raccogliere i frutti della sua feconda attività di scrittore e si mette in contatto con le maggiori case editrici per chiedere la pubblicazione di alcune sue opere. All'editore Vallecchi aveva sottoposto, nel 1943, il romanzo "Quattro palmi di terra", la cui stesura poniamo in quello stesso periodo di epilogo bellico, non in seguito ad un'analisi stilistica, poiché l'opera é collocabile in un'area vagamente post-verista, bensì per alcuni riferimenti ad episodi storici di quei mesi, e perché l'autore vi appare attento a rimuovere qualsiasi notazione politica. Preoccupazione costante nell'ultima sua produzione. Dalla casa editrice fiorentina aveva ricevuto solo una risposta incoraggiante; lo scrittore la ripropone ora alla Bompiani, inutilmente: "Per quanto vi abbia trovato elementi di indubbio interesse letterario, debbo dirle francamente che l'opera mi sembra incerta e non tanto nella sua struttura generale ma per l'esitazione in cui viene risolta la vicenda" (lettera del 27 luglio 1949); "…il suo libro mi ha interessato, ma tutto sommato devo purtroppo dire di no con rammarico […]. Il suo libro é abile, fin troppo abile; questo m'é parso il suo pregio e il suo limite insieme. E l'abilità e la coloritura e la naturalezza non mi pare che bastino a fondere naturalismo e cattolicesimo che sono due elementi essenziali e originali del racconto in un'indagine più profonda della coscienza e in una precisa caratterizzazione dei personaggi" (28 dicembre 1949). (2).

Giacomo Etna ha pagato la sua militanza nel Partito nazionale fascista, a torto o a ragione, e l'ha penalizzato dal punto di vista culturale.

Alcuni lettori mi chiedono di poter dare delle indicazioni di questi autori di cui ci occupiamo. Etna ha pubblicato 18 libri. Chi fosse interessato, mi scriva che darò la bibliografia completa. O può consultare: "Angelo Marsiano, Geografia antropica, Lussografica, Caltanissetta, 1995;

  • 1.Giuseppe Blanco, "Il Vulcano Etna", in Manifestazioni Goriane, organizzate dal Centro Promozione Culturale di Niscemi, (17/21 dicembre 1986).
  • 2.Rita Verdirame, "Giacomo Etna nella cultura siciliana tra il Venti e il Cinquanta", in Manifestazioni Goriane, organizzate dal Centro Promozione Culturale di Niscemi, (17/21 dicembre 1986)