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 Sono un essere vivente appartenente al genere umano, uno dei circa 8 miliardi di esseri umani che respira e si nutre di questo pianeta.

In questo momento però mi sento di essere uno di loro, uno dei 44 milioni di ucraini. Uno dei tanti, tantissimi, di esseri umani che vivono in Russia e che la guerra non la vogliono.

Mentre i potenti del Pianeta si interrogano sul da farsi, io piccolo essere umano, impotente davanti a quanto si sta consumando nel cuore dell'Europa, mi chiedo: che devo fare? che posso fare? Non saprei.

Smarrimento, confusione, paura, dolore, incredulità, rabbia, disperazione, sono le emozioni e gli stati d'animo che vivo da quando è scoppiato il conflitto. Vado alla ricerca spasmodica di notizie, sui canali televisivi, attraverso il web e i social. 

 Vado a letto tardi, tardissimo, mi sveglio presto, prestissimo, dormo poco ma questo non mi pesa. Non voglio rassegnarmi all'irreparabile, alla distruzione di un popolo e poi… ma non ci voglio nemmeno pensare, all'irreparabile per l'intera umanità.
Stanno accadendo cose assolutamente inimmaginabili per chi non ha conosciuto gli anni tragici della guerra. Nato negli anni del boom economico, cresciuto secondo i valori della libertà, della democrazia, della convivenza pacifica dei popoli. Certo se siamo arrivati, dopo 70 anni di pace, a questo punto, qualche domanda dovremmo pur farcela.
L'ordine internazionale, per come i potenti della terra ce lo hanno disegnato e lasciato in eredità, non ha funzionato più. Occorre avere un nuovo ordine mondiale il cui equilibrio non potrà più fondarsi sulla logica del ricatto e sulla forza muscolare delle potenze militari.
L'unico interesse della moltitudine degli esseri umani è quello di vivere in santa pace la propria esistenza nel rispetto reciproco.
Ma ora cosa posso fare? mi chiedo. Cosa posso fare? Non voglio rassegnarmi! E così, con questo assillo mi assopisco fino ad addormentarmi. Una moltitudine di immagini attraversa la mia mente: i russi avanzano con i loro mezzi di morte, gli ucraini organizzano la resistenza, bambini terrorizzati, madri piangenti, governanti che applicano sanzioni contro il paese invasore. E ancora fiumi di persone che ovunque scendono per strada gridando: Si alla Pace no alla guerra!

 Ma io mi chiedo, cosa posso fare? Io solo certamente nulla. Però penso, nella mia utopia: se tutti quanti insieme ci mettessimo in marcia verso Kiev, con in mano i fiori della primavera già alle porte… in fondo noi saremmo di più, molti di più dei 200 mila soldati che hanno invaso l'Ucraina. … in fondo noi saremmo di più, molti di più dei 200 mila soldati che hanno invaso l'Ucraina. Loro hanno missili, aerei, carri armati. Si è vero, ma noi saremmo una marea. Che farebbero i soldati di fronte alla marea oceanica di persone? Avrebbero la forza e l'incoscienza di rispondere col fuoco contro l'umanità intera? E così all'improvviso mi ritrovo in mezzo a loro, inizio a cantare e ballare perché è arrivata la notizia della fine della guerra. Sarà vero? Me lo chiedo nel sonno.

Ormai è l'alba. È presto, prestissimo, la mia sveglia mi ricorda, col suo dolce guaire, che le prime luci del giorno hanno trafitto il buio della stanza. Mi chiede di alzarmi. È così che realizzo che è stato solo un sogno, un bel sogno per tener viva la speranza che la pace è ancora possibile.

Vorrei tanto credere, mai come in questo momento, ai sogni, di pace.