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 CedaW è l'acronimo inglese della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Con- vention on the elimination of all forms of DisCrimination against Women).

La Convenzione CEDAW prevede l'istituzione di un Comitato sull'eliminazione delle discriminazioni contro le donne, con il compito di verificare lo stato di applicazione delle norme contenute nella Convenzione.

Tale Comitato è composto da esperte nel campo dei diritti delle donne, provenienti da 23 paesi ed elette a scrutinio segreto da una lista di candidature presentate dagli stati parte. Nelle elezioni si tiene conto dell'esigenza di garantire equità sia nella distribuzione geografica delle elette, sia nella presenza all'interno del Comitato di civiltà e ordinamenti giuridici diversi.

Le componenti elette svolgono le loro funzioni a titolo personale e non perché delegate dal proprio paese d'origine.

 Rispetto ad altri organismi ONU che hanno il compito di verificare l'applicazione di trattati o convenzioni internazionali, il Comitato Cedaw sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1982 è sempre stato formato da donne, tranne in un caso. Inoltre, non è composto esclusivamente da giuristi, ma, comprende esperte di svariate discipline tra cui economiste, diplomatiche, sociologhe. Entrambi questi fattori hanno contribuito ad una interpretazione dinamica e creativa delle proprie funzioni da parte del Comitato.

Di recente l'associazione Differenza Donna ha riscosso una grande vittoria!

Il Comitato delle Nazioni Unite che monitora la Convenzione per l'eliminazione di ogni discriminazione contro le donne (Cedaw) ha infatti accolto il ricorso sul caso di una donna già vittima di violenza domestica e poi stuprata da un agente delle forze dell'ordine, prima condannato e poi assolto nei successivi gradi di giudizio, rinvenendo negli interventi dell'autorità giudiziaria italiana l'azione di "stereotipi sessisti".

 In particolare il Comitato ha condannato lo stato al risarcimento morale e materiale nei confronti della vittima ed ha raccomandato di introdurre programmi specifici di formazione, sulla violenza contro le donne per tutti gli operatori di giustizia intimando al nostro paese di modificare il reato di violenza sessuale garantendo la centralità del consenso della vittima "come elemento determinante" del delitto.

Nel caso in questione è stato ritenuto che la decisione si sia basata su preconcetti e percezioni distorte piuttosto che su fatti rilevanti che hanno indotto la Corte regionale e la Corte Suprema di Cassazione ad interpretare e ad applicare in modo errato le leggi, producendo un errore giudiziario e la rivittimizzazione della donna.

Inoltre è stato ritenuto che, gli errori siano anche determinati dalla mancata identificazione del "consenso" come elemento centrale e determinante della violenza sessuale.

Altra raccomandazione del Comitato, quello di monitorare le sentenze, predisponendo anche dei sistemi di denuncia e controllo dei casi di stereotipizzazione giudiziaria.