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Klemens Lothar von Metternich (1773 – 1859, è stato un diplomatico e politico austriaco, e dal 1821 al 1848 anche cancelliere di Stato. Dell'Italia aveva una concezione molto personale: "La parola Italia è una -+*denominazione geografica, una qualificazione che pertiene la lingua ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle".

Veramente, a pensarla così, non è che fosse una minoranza del variegato mondo politico e diplomatico europeo dell'epoca, che abbraccia il periodo che va dal Congresso di Vienna, 1814, fino alla liberazione di Roma, il 20 settembre 1870, con la famosissima "Breccia di Porta Pia".

Una data che ha una doppia valenza. Se da una parte realizzare il disegno, maturato nel tempo, che prevedeva Roma capitale del nascente Stato Italiano. Dall'altra, l'occupazione delle terre del vaticano finiva per inasprire maggiormente i rapporti tra la Chiesa e lo Stato; tra la Francia di Napoleone III, che aveva offerto protezione incondizionata al papa Pio IX, e lo Sato italiano, che aveva assicurato i francesi che non sarebbero entrati nelle mura del Vaticano.

Ma i tempi e le situazioni, a volte, cambiano offrendo soluzioni insperate.

Da una diatriba tra Prussia (Germania) e la Francia sia aprono le possibilità, per due Stati di procedere, ognuno per conto proprio, finalmente a due progetti di unificazione. Infatti nel mese di luglio 1870, la Francia e la Prussia entrano in conflitto per la scelta del nuovo re di Spagna. La Francia era alleata con l'Italia e il re Vittorio Emanuele II era intenzionato, nonostante la vertenza aperta di "Roma capitale", di entrare in guerra a fianco della Francia. Sia il nuovo governo, eletto nel 1869, sia il Parlamento sconsigliano Vittorio Emanuele II di intraprendere un tale passo. La Francia affronta la Prussia, appoggiata da tutti gli Stati tedeschi, da sola e segna la fine dell'imperatore Napoleone III. Non solo. Ma crea le condizioni all'unificazione di tutti gli Stati tedeschi e all'occupazione di Roma che diventerà capitale del Regno. 

Ma cosa temeva il "Papa Re" Pio IX. Temeva, e a giusta ragione, che il suo potere temporale rischiasse di scomparire. Come era già avvenuto con "Le Leggi eversive" in anni precedenti, e successivi, la Liberazione di Roma.

Ma cosa sono le Leggi eversive. "Il termine si trova adoperato nella legge 28 giugno 1866, n. 2987, che all'art. 2 dà facoltà al governo di pubblicare ed eseguire come legge le disposizioni già votate dalla camera elettiva sulle corporazioni religiose e sull'asse ecclesiastico, e questo di 'Legge sulla soppressione delle corporazioni religiose e sull'asse ecclesiastico' è il titolo dato al susseguente decreto legislativo 7 luglio 1866, n. 30362", come ci informa il dizionario enciclopedico on line Treccani."

Per chi desiderasse avere notizie sul Patrimonio artistico degli Enti religiosi soppressi, riuso, tutela e dispersione dei beni delle corporazioni religiose della propria Regione è sufficiente connettersi al seguente link: http://archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Quaderni/Quaderno_80.pdf e troverà notizie interessanti.

Come avviene la presa di Roma. Ce lo spiega Lucio Villari, in "Bella e perduta. l'Italia del Risorgimento", Editori Laterza: "Il 20 settembre 1870 i soldati del generale Raffaele Cadorna, dopo aver vinto la debole resistenza delle truppe pontificie (Pio IX aveva dato ordine al generale Kanzler di non spargere sangue e di opporre soltanto una resistenza passiva) sfondavano a cannonate le mura presso Porta Pia irrompendo nella città. Fra i testimoni Edmondo De Amicis, che con un gruppo di giornalisti (De Amicis era corrispondente della 'Nazione' e dell' 'Italia militare') si trovava da qualche giorno a Monterotondo al seguito delle truppe di Cadorna in attesa di eventi. Fu quindi tra i primi civili a entrare a Roma passando proprio per Porta Pia. Racconterà che bandiere tricolore apparvero su finestre e balconi e che i romani si riversarono per le strade. Le sue Impressioni di Roma e i successivi Ricordi del 1870-71 sono la prima cronaca letteraria della liberazione della città. In quelle ore Francesco De Sanctis annotava in calce alla pagina di un suo scritto: 'Suonano a stormo le campane. Roma è stata liberata. Sia gloria a Machiavelli!'. Dopo secoli il potere temporale della Chiesa era finito. Almeno in questo il sogno anche di Machiavelli e di Guicciardini si era avverato. La nazione italiana poteva ora diventare la patria libera e laica di tutti i cittadini", 

Lo scontro, Tra Pio IX e il Re d'Italia, nonostante tutte le assicurazioni di Vittorio Emanuele II, si ebbe nell'imminenza delle elezioni del 1874. Il papa Pio IX, con la sua enciclica "Non expedit", invitava i cattolici ad astenersi dalla partecipazione elettorale, come forma di protesta contro lo Stato liberale.

E ci pensarono i Gesuiti, attraverso la loro rivista "Civiltà cattolica", a. XXX, 1974 serie IX, vol. IV, ad aprire la battaglia contro lo Stato italiano, malvisto dai cattolici, e non solo dalle gerarchie ecclesiastiche. L'articolo denuncia procedure insolite nelle formazioni delle liste, il silenzio della "stampa moderata", la scesa in capo di ministri che non hanno disdegnato di elargire soldi, favoritismi e promesse. "E per vie meglio attirare la propria parte, gli stessi ministri, non hanno avuto ritegno di farsi essi medesimi mezzani e accaparratori di voti. Non credesi questa parola troppo severa. Giacché come altro si può qualificare il grande affaccendarsi che han fatto in viaggi, in discorsi, in adunanze, in pranzi consorteschi, in promesse sperticate, in lodi enfatiche della propria amministrazione, in isperanze che essi non poteva sinceramente concepire, in condiscendenze che non potranno sostenere senza degradarsi?. […] Ma peggio è ancora l'altra circostanza che questa lotta elettorale ci svela. Non solo il Paese sfugge dalle mani del governo, ma quella parte che gli rimane, generalmente parlando, o è la più corrotta e la più corruttibile, o è da lui eccitata, coll'autorità e colla seduzione al corruttela".

Dopo, e non poteva essere diversamente, anno dopo anno, ci furono segni di avvicinamento.

Il Vaticano, in più di un'occasione, si troverà in qualche brutto pasticcio economico-finanziario. Ma i vari governi non mancheranno di intervenire in maniera amicale.

Dopo arrivò l'11 febbraio 1929 , "Patti lateranensi",  tra il Vaticano e lo Stato rappresentato da Benito Mussolini. E le cose cambiano, tra alterne vicende, e nontutte positive.

Ma questa è un'altra storia.