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"procedi pure lungo la tua eco

conclusa tra le pagine di guardia

sempre la città ti chiama

dal sommario deserto dei numeri

abito dismesso che confina

la polvere e l'umano"


I poeti sanno fare questo: trovano nella storia personaggi propri, li fanno entrare ed uscire dalle scene secondo il proprio bisogno, descrivono le corrispondenze fra luoghi immaginifici e lontani che fino al punto della scrittura, erano inaccessibili.


I poeti fanno questo: trovano "il millennio rilevato sui banchi della fiera".

Hanno geografie personali, assurde, inventate e quindi fino a prova contraria verissime. Hanno visioni del mondo che sapevamo da sempre e che non riuscivamo a dire.

Enzo è uno di quei poeti. Non uno sciamano o un profeta.

Ma uno in grado di riconoscere i fili che legano le cose.

Così la sua poesia diventa un luogo personale ed eterno. La sua poesia è sua ed è universale:

"già un deserto infuria verso sera"

"nel pane si spezzava la parola".

"Avanza un'ora di luce" di Enzo Cannizzo, editore Algra, pubblicato nella collana "Ginestra dell'Etna", è un libro che a tratti diventa un inventario feroce. Enzo lo dota di un ritmo incessante, la lettura diventa caustica, sfogliare le pagine è un gesto dilaniante. Mai riposato:

"ora cava\ serrata lama\ esuvia, serpe\ poiana\ pietra sei\ artiglio\ buio\ nel giallo che trema\ la notte ti attraversa\ hai caduti, fuochi\ hai fame".

Pochi sono i momenti di tregua. Alcuni dolcissimi. Brevi, fugaci apparizioni. Finestre di luce per ancorarsi prima di riprendere la carovana. Lei dice:

"ho sistemato i cappelli

per la fine dell'inverno"

È un libro questo, fuori dal tempo, che ributta la ricerca ad ogni costo della contemporaneità. Un libro che ha le caratteristiche dei classici.

Qui la parola è dura, è vera. La parola è mai sazia. E mai diventa lusinghiera verso sé stessa. Mai di sé stessa è beata.

Non si concede sconti, né soluzioni semplici. Enzo ne sarebbe capace, saprebbe addomesticare il linguaggio a suo favore e a favore del lettore. E proprio perché non cede a questo gli dobbiamo tanto.

Bisogna leggerlo e rileggerlo "Avanza un'ora di luce".

Bisogna parlare con Enzo, fermarsi a metà frase se il suo occhio scatta sulla piazza della sua Città Vecchia, bar nel centro storico di Catania, e fissa un punto altro, diverso. Lì sta cercando la parola esatta: non il modo migliore di dire le cose, ma l'unico possibile.

In questo libro ci sono molte cose dette nell'unica maniera in cui era possibile dirle.

"il buio è sabbia

la notte ha pareti di silicio

un nome esausto

urina sulla propria ombra".


credits: foto dell'autore di Valeria Morabito Molino