174689995_1403267663363711_3570899892156239818_n

Maria Di Benedetto, la conosciamo tutti. Scrive su questo sito ogni domenica, si occupa di una rubrica scolastica. È, infatti, un'insegnante. Per la verità, era riuscita a diventare anche preside, superando tutte le prove dell'ultimo concorso, ma poi la decisione del Tar Lazio di annullare tutto per incompatibilità di due commissari ha rimesso tutto in gioco. Si dovrà ripartire daccapo. E lei, Maria aveva scritto una lettera proprio domenica scorsa, pubblicata nella sua rubrica, che parlava di lei. Con quale stato d'animo, aveva scritto, tornerò nella mia classe, quando ho dato tutto per questo concorso? Così lei aveva scritto, e non poteva aspettarsi di doversi confrontare con uno di quegli accadimenti terribili e più contro natura per un insegnante, quasi come per un genitore: la perdita di un proprio alunno, ed una perdita, come nella circostanza, di due alunni nello stesso tempo, e per mano violenta. Si, perché Alessio e Simone, i due cuginetti travolti a Vittoria dalla follia umana, frequentavano proprio la scuola di Maria, erano alunni dell'Istituto Comprensivo Portella delle Ginestre di Vittoria. Una scuola di frontiera, ubicata come avamposto in un quartiere difficile ma anche carico di umanità, di passione. Una scuola dove da anni, grazie alla dirigente storica, Angela Riolo, all'attuale, Daniela Mercante, e grazie all'impegno di tanti insegnanti come Maria - che di quell'istituto è da tanti anni vicaria -  attecchiscono fiori di educazione di legalità. Una scuola interculturale, interrazziale, frequentata da tanti bambini di origine nordafricana. Una di esse, pochi anni fa, è stata addirittura insignita del titolo di alfiere della Repubblica dal Presidente del tempo, Giorgio Napolitano. Una delle poche in italia, la prima di origini non italiane. Vittoria è una città difficile ma le sue scuole sono, da sempre ed in tutte le loro componenti - presidi, docenti, collaboratori - un esempio. Ed ieri, infatti, nella Basilica di San Giovanni gremita di gente c'erano loro. C'era il provveditore, che ha anche pronunciato, con le parole rotte dall'emozione, e parlando, così ha tenuto a dire, da mamma e non da insegnante, parole forti, di speranza e di riscatto. C'era la preside Mercante, che ha annunciato che ai due cuginetti sarà intitolato Il giardino della scuola, perché chiunque possa entrare, sostare, ed anche piantare un fiore. C'erano soprattutto loro, i magnifici ragazzi di Portella, del Grest, tanti altri. Hanno collocato una macchina giocattolo, grande, proprio davanti al portone della Basilica. Hanno indossato delle magliette bianche. Hanno lanciato in aria, alla fine, centinaia di palloncini bianchi e azzurri. Hanno partecipato, applaudito, mentre piangevano. Tutti, i volti segnati dalle lacrime. Lo, li hanno accompagnati. Come solo loro, i ragazzi, sanno fare. 

Ho chiesto a Maria di ricordare, come una delle docenti, Alessio e Simone. Mi ha risposto di si, tradendo, al tempo stesso, tutta la sua emozione. Sto male, mi ha detto al telefono, è da giorni che non dormo. Ho chiesto se avremmo dovuto pubblicarla la domenica, il giorno della sua rubrica e nella circostanza anche del funerale. Mi ha detto di no. Pubblicatela, se volete, il lunedì. E così abbiamo fatto. 

Non rimane altro da aggiungere prima che parlino queste straordinarie frasi di ricordo. Se non, che, purtroppo, mentre si svolgevano i funerali di Alessio, si è appreso della morte anche di simone. Che siamo tutti più poveri. E che, associandoci al grido accorato del papà di Alessio, che chiediamo sia fatta giustizia. E che ci sia un giudice severo. Perché i bambini non si toccano, mai. E chi lo fa deve pagare anche di fronte alla giustizia umana, oltre che di fronte al più alto tribunale, quello di Dio.

Piero Gurrieri

La testimonianza di Maria Di Benedetto

"Il dolore è lancinante, un'infinita tristezza che toglie il fiato. Questa mattina ci sono i funerali di Alessio, 11 anni, mentre Simone lotta tra la vita e la morte con le gambe amputate (è poi deceduto durante i funerali di Alessio, ndr). Non servono molte parole: è la cronaca a raccontare di una sera di sangue e di un'auto che travolge i nostri ragazzi mentre se ne stanno seduti sugli scalini di fronte a casa. Alessio e Simone sono i nostri ragazzi. I due cugini inseparabili, figli di due fratelli, hanno frequentato la quinta elementare all'istituto Portella della Ginestra dove ho insegnato per tanti anni. Famiglie semplici, di gente perbene . Un colpo dritto al cuore che ferisce una comunità intera che ora deve trovare il coraggio di reagire, non solo con il cordoglio, le veglie di preghiera e le serrande abbassate. È ora di riflettere e cambiare, lo dobbiamo a Alessio e Simone. Di certo quello che è accaduto non ha a che fare con il destino: i nostri ragazzi sono stati investiti da un'auto il cui conducente, prima di mettersi alla guida, aveva bevuto e sniffato cocaina. Poi è scappato a piedi insieme agli altri tre che con lui scorazzavano nell'auto, da vigliacchi, lasciando a terra i corpi massacrati di due ragazzini.. Le responsabilità penali per l'accaduto saranno valutate nelle sedi opportune, a noi docenti –invece- toccherà il difficile compito di guardare negli occhi i compagni di classe di Alessio e Simone, senza sfuggire ai loro sguardi, consapevoli del fatto che si aspettano delle risposte e che le nostre parole rimarranno scolpite per sempre. Dovremo metterci tutta la forza e il coraggio necessari per spiegare che non dobbiamo farci vincere dalla rabbia, non dobbiamo avere sete di vendetta, ma di legalità. Servono modelli diversi e tutti, a partire dalla scuola, dobbiamo assumerci la responsabilità di essere un esempio per contribuire al cambiamento. Lo dobbiamo alle tante persone perbene di Vittoria."